breve sinossi
A fine ‘400, a Napoli, regna Ferrante d’Aragona che, per modernizzare il regno, impone una visione centralizzata dello Stato.
I potenti feudatari a lui sottoposti vi si oppongono, dando vita nel 1485 alla Congiura dei Baroni, scoperta e stroncata dal sovrano grazie ad un sotterfugio.
Il Conte di Sarno, uno degli uomini innalzati di rango da Ferrante (convinto di poter contare sulla sua fedeltà, come su quella del Segretario di Stato, Petrucci), ha un figlio, Marco, innamorato (ricambiato) della nipote di Ferrante, Maria.
Questo matrimonio d’amore diverrà così il momento cruciale dell’intera vicenda.
 
breve nota storica
Ferrante sente di indirizzare il Regno verso una modernizzazione che ne fortifichi le basi.
I suoi nemici, a cominciare dalla Chiesa di Roma, premono ai suoi confini e uno Stato senza la capacità di imporre tasse e imposte è disarmato.
I suoi feudatari, invece, gli contrappongono una mentalità opposta, autoreferenziale, fatta di possedimenti enormi e compagnie di cavalieri e soldati di ventura pronti a proteggerli a tutti i costi.
Ferrante intuisce che il ceto mercantile in ascesa può affiancarlo nel suo sforzo e per questo eleva di rango il Conte di Sarno, ma questi si farà irretire dagli altri nobili.
Da lì, un conflitto senza sconti.
 
note di regia
La storia è questa, ma le dinamiche sottese sono quelle di sempre, universali: invidia, interessi, sete di potere, visioni contrapposte, ingenuità assortite, alleanze, ribaltamenti, vendette
Tutto umano, troppo umano per non diventare materia teatrale.
In complicità con gli attori, in costumi di natura storica ma atemporali, calati in uno spazio vuoto (se non per un cubo elevato al ruolo di simbolico trono), abbiamo scandagliato i rapporti tra i personaggi, dai loro sguardi, protagonisti assoluti dell’inizio e della fine dello spettacolo, a vari spostamenti di gruppo nello spazio, metaforici e narrativi allo stesso tempo, ad una fisicità (spesso conflittuale), chiamata in causa nei momenti di maggior tensione.
La compresenza in scena di tutti e sei i personaggi, a volte impegnati in più azioni contemporanee, rende la messinscena dinamica, mantenendo sempre vivi corpi, archi dei personaggi e relazioni tra tutti loro.
 
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liberamente tratto da ‘Ferrante’ di | Giuseppe Campagna
 
adattamento | spazio scenico | regia
GIOVANNI MEOLA
 
con
FERDINANDO SMALDONE
e con (in o.a.)
FABIO BOCCALATTE
MICHELA ESPOSITO
GIUSEPPE IZZO
SIMONE IZZO
GIANCARLO LOBASSO
 
costumi
Marina Mango
 
foto di scena
Lino Verdicchio
 
ass.te alla regia
Michela Esposito
 
un progetto ideato – adattamento primario – coprodotto da
Ennio Molisse
 
produzione
Virus Teatrali
 
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note sul progetto
Non è usuale mettere in scena progetti di natura storica, soprattutto se si tratta di storia medievale.
In questo caso, però, la materia (la Congiura dei Baroni di fine ‘400, durante il regno degli Aragonesi a Napoli e nell’intero Sud continentale) si prestava non solo e non tanto al racconto avvincente di quegli avvenimenti in sé, ma al disvelamento delle dinamiche che, da sempre, caratterizzano il potere nelle sue varie sfaccettature.
Compreso nella rassegna ‘Sarno. Sfida alla Corte Aragonese’, ideata e diretta da Ennio Molisse, che ha avuto in questo spettacolo il suo terzo evento nell’arco di quattro mesi, l’adattamento da un testo in versi del 1832 è diventato così lo spunto per un lavoro incentrato sul corpo dell’attore alle prese con delle vere costrizioni fisiche (oltre che ovviamente metaforiche), data la presenza di sei collari e sei guinzagli che, come la fatidica pistola presente in scena che prima o poi sparerà, vengono usati con modalità e significati di volta in volta diversi.
 
 
foto di scena