MUNNO e TERZO MUNNO*

"'Ncopp'a 'stu munno | ce stanno mille munni
e mille munni ancora ce so' stati.
Munni ca pareno diversi uno cu 'n'ato
e munni sempe 'o stesso | maie cagnati.
'Ncopp'a 'stu munno | ce stanno mille munni
ca se fanno guerra uno cu 'n'ato
e mentre uno va annanzo | 'nu munno rest'areto.
Pecché 'ncopp'a 'sta terra, | 'a ca munno è munno,
ce so' sempe stati | munno e terzo munno !"
 
 
MUNNO e TERZO MUNNO è l’opera di debutto di un giovane attore già svariate volte interprete per Virus Teatrali, Luigi Credendino.
Il lavoro in questione è un’opera in versi sciolti ambientata però in una singolare location: una piazza di spaccio.
Ovvero una zattera isolata, una piccola unità avulsa che vive una realtà altra che la taglia fuori da tutto e che diviene così, grazie anche alla scelta del linguaggio in versi e assonanze onomatopeiche, lo specchio di qualcosa di più universale perché la lingua è allo stesso tempo mutuata dalla realtà di strada ma trasformata e sublimata dalla sonorità del verso.
 
Un detentore, un pusher e un palo alla prese con una giornata qualsiasi di lavoro,
tra clienti | consumatori che si susseguono senza sosta e sogni che non si avvereranno.
Una giornata che però non si concluderà nel solito modo.
 
La virulenza del testo illumina questo spaccato umano dal di dentro con una vividezza accentuata da una scrittura verace ed estremamente musicale.

Virus Teatrali
"MUNNO E TERZO MUNNO"
 
testo | Luigi Credendino
regia | Giovanni Meola
 
con (in o.a.)
Luigi Credendino
Daniele Matascioli
Mario Faticato
Vito Pace
Alessandro Palladino

ass.te alla regia | Elena Palmentieri (e Valentina Guida)
costumi | Annalisa Ciaramella
elementi di scena | Anna Seno (con la collaborazione di Flaviano Barbarisi)
musiche originali | Adriano Aponte
foto di scena | Alessandro Pone
 
durata | 70’
debutto | Piccolo Bellini (NA) 2012-2013

Si tratta del primo testo in versi e non in prosa su un argomento così delicato e di cui Virus Teatrali si occupa dalla fine degli anni '90, con testi, messinscene, progetti regionali e nazionali, spettacoli, laboratorii e partecipazioni a convegni e conferenze.
Da LO SGARRO (testo vincitore del premio nazionale di drammaturgia 'Città di Valenzano 2006' e ospitato a 'Benevento Città Spettacolo' nel 2000) al progetto 'TEATRO & LEGALITÀ' ('Premio GIRULÀ 2007'), passando per L’INFAME e FRAT’ ‘e SANGHE, Giovanni Meola ha affrontato svariate volte temi e storie di personaggi al limite, operanti in quella zona grigia che è sempre più preponderante nella nostra vita di tutti i giorni.

 
estratti Rassegna Stampa
“Un piccolo universo deviato e deviante. Un mondo sommerso ma brulicante. Come tanti piccoli ma voraci insetti sotto una zolla di terra. In un bel giardino curato, semmai, come quello che si vede all’inizio di Velluto Blu di Lynch. Quel mondo che ribolle minaccioso appena sotto la superficie.
Ma Credendino e Meola cercano in questo mondo barlumi di umanità che pure esistono. Quell’umanità sofferta e consumata che copre il disagio con la tracotanza dei gesti e degli atteggiamenti. Un disagio che la messa in scena, semplice e diretta, ma precisa, eleva a condizione universale.
Tutto è stilizzato, tutto è ritmo, vocale e gestuale. Il linguaggio, che in quella realtà è un dialetto sporco, gergale, snaturato dagli innesti della modernità, diviene una ballata in versi ricca di musicalità che la regia esalta ed eleva a poesia.
Regia che, giocata come fosse una coreografia di azioni martellanti, cerca in una realtà così cruda una sorta di astrazione, di dimensione assoluta dalla quale nessuno può chiamarsi fuori.”
(Teatro Cult-Antonio Tedesco)

“Luci basse e il silenzio improvvisamente rotto da respiri affannosi e passi irrequieti che sembrano venire da lontano, da un mondo che sta dietro o sotto il nostro mondo.
E nell’ombra, le sagome dei protagonisti dell’ultimo lavoro diretto da Giovanni Meola: il ‘Terzo Mondo’ raccontato dai versi sciolti dell’autore e attore Luigi Credendino si palesa con ancor maggiore evidenza di ciò che esso è veramente: una realtà apparentemente lontana eppure così tremendamente e tragicamente vicina a ciascuno di noi.”
(Il Caffè-Teresa Caporale)
 
Munno e Terzo Munno è un quadro che già al primo sguardo è un pugno nello stomaco; dipinge una Napoli fatta di persone, diverse eppure uguali, mai cresciute davvero, in un ambiente in cui maturare è impossibile perché comune e ineluttabile è il destino.
Tutto è ritmo in questo spettacolo; dalla scelta del inguaggio in versi sciolti ai movimenti degli attori in scena, fino all’incalzante finale che lascia poche speranze.
Nel dramma del quotidiano, che spesso il teatro rappresenta, non serve un lieto fine, chiudere gli occhi non favorisce alcun cambiamento, semmai rende complici ancor più di chi è parte di un sistema malato e ne è vittima designata.”
(MyGenerationWeb.it)
 
“Il testo in versi sciolti è interamente in napoletano, l’unica lingua che il terzo mondo riconosca. Il ritmo serrato delle rime e delle assonanze sottolinea la meccanicità dei gesti così come l’allitterazione dei suoni si riflette nella ripetitività delle azioni che l’accurato disegno registico ha saputo abilmente organizzare e dirigere.
Ne risulta una struttura narrativa efficace ed incalzante dove a tratti sembra quasi che un velo di delicata liricità ricopra la brutalità e la miseria della vicenda.”
(Quarta Parete)
 
“Così lo spaccio diventa una trappola, una catena di montaggio che cancella il tempo, gettando i personaggi in un tempo senza domani. I personaggi escono dai cliché a cui ci hanno abituato i mass media per tornare persone che, se accolte nel mondo, avrebbero forse avuto una speranza.
Uno spettacolo in cui il mondo è sotto accusa, reo di aver creato questo terzo munno, sacca di degrado necessaria per mantenere lo status quo del mondo.”
(Il Mediano.it)
 
“Ritmo e musicalità sulla scena fanno pensare ad uno strumento a percussione dai toni ancestrali. È infatti pura melodia il testo di debutto di Luigi Credendino che la regia di Giovanni Meola ha saputo far risaltare ed esaltare.
Raramente la sinergia tra regista ed autore vivente si rivela così proficua.
Profondo è il pensiero degli attori dietro il canto di un testo che denuncia le contraddizioni di chi si ritrova a sognare un figlio che non faccia la stessa vita anche se l’ironia non manca e lo spettacolo scivola leggero.”
(DonnaFashionNews…-Anita Ludando)
 
“Una moderna epica di una Napoli che ha fatto i conti con i propri fantasmi e con le proprie condanne, frutto del duro lavoro dell’autore e del regista che, dopo le recenti incursioni cinematografiche, torna al teatro con un’opera in cui la meraviglia risiede nel linguaggio, versificato e scenico, che non è terreno, materiale come ci si aspetterebbe, bensì evocativo.”
(LevanteOnLine-Valerio Bruner)
 
“Il regista è stato capace di portare in scena, mediante studiati contrasti, un cast in grado di confondere in un continuo vortice il pubblico, che vive e sente l’energica sensibilità scenica degli interpreti, i tre protagonisti e gli infiniti clienti/consumatori nascosti dietro le anonime maschere indossate dagli altri due attori.
Così come l’autore prova a mostrare nei suoi versi sciolti ciò che non deve essere visto, udito e toccato, con la forza di parole che galoppano senza ritegno oltre gli schemi.”
(Saltinaria-Romina Attianese)
 
Foto di Scena (Piccolo Bellini-NA)