FRAT' 'e SANGHE

La Napoli che cambia,la Napoli che non cambia mai.
31 Dicembre 1999 :
in strada c'è la 'munnezza', in cielo il sole che batte
e un militare torna dai Balcani, malato,
in cerca di affetto e sostegno dai propri fratelli.
Tre fratelli diversi, poco fratelli in tutto, compreso i ricordi,
come se il sole avesse liquefatto il sangue che li lega.
Tre fratelli che non si vedono da anni...

Virus Teatrali
“FRAT’ ‘e SANGHE”
testo | regia | spazio scenico
GIOVANNI MEOLA
 
con (in o.a.)
LUIGI CREDENDINO
PIO DEL PRETE
ENRICO OTTAVIANO
 
ottimizzazione scena | costumi
ANNALISA CIARAMELLA
foto di scena
MIMMA DELL'AVERSANA
 
durata | 60'
debutto | I ed. 2004 (Napoli)---II ed. 2007 (Bari)
testo sottoposto a tutela SIAE

Dopo il debutto del 2004, torna in scena lo spettacolo che racconta di un trentenne che fa soldi con i rifiuti tossici, di un fratello giornalista pronto a fare uno scoop sullo stesso argomento (interpretato nella prima edizione da Marco Rescigno) e di un venticinquenne che, per mancanza di lavoro, si arruola nell’esercito italiano e resta vittima di un tumore probabilmente causato dal cosiddetto ‘uranio impoverito’.

 

Storia familiare in cui la diversità dei personaggi è lo sfondo sul quale si basano spesso le relazioni familiari nella vita; persone che non solo non si assomigliano per niente, ma che non si trovano neppure lontanamente simpatiche.
E allo stesso tempo, una fratellanza che sprizza appartenenza alla città, alla Napoli dai tanti volti, che racconta di momenti significativi del suo humus e della sua storia più recente.
Una fratellanza di esseri in cattività coatta.

estratti Rassegna Stampa
’Frat’ ‘e Sanghe’, come spesso accade con i testi di Giovanni Meola, ci racconta quello che sempre più nessuno vuole raccontare: quelle parti di città, di società, che si cerca di nascondere sotto il tappeto per non guastare il ‘salotto buono’ e i suoi maneggi.”
(Il Manifesto)
 
“Attraverso una scenografia essenziale e un vocabolario dialettale scelto, si svolge la vicenda di tre fratelli, drammatica nella sua ordinarietà, in una Napoli che all’alba del 2000 fa i conti con se stessa, il proprio passato, le tradizioni, la sfida sul futuro che l’attende, che la vuole cambiare, che non parla più la sua lingua.
Con le contraddizioni sociali che la lacerano ma la tengono assieme, anime distanti ma unite rappresentate dai protagonisti, fisici e corpi che raccontano quanto le loro lingue distanti.”
(ROMA)
 
“Sasà, Giovanni e Pippo, i tre fratelli, sono volti diversi di una stessa città, dolce e amara nello stesso tempo, che si rispecchia nelle parole di rabbia, nostalgia e dolore dei tre.
E tutto ciò trova il momento di massima espressione in un finale drammatico, con gli due dei fratelli che continuano imperterriti a litigare, senza accorgersi di quello che accade al terzo, con il quale cala il sipario sul teatro della loro vita.”
(Napoli Più’)
 
Foto di Scena